Ottocento
Nell 800 fino al primo decennio del 900, per ragioni
economiche in primis, contadini, operai e artigiani non possono di certo
permettersi una bicicletta, che diventa per questo un mezzo, non solo di
trasporto, ma anche di distinzione di classe. Essa viene così rifiutata per
ragioni politiche e ideologiche dalla sinistra che la guarda in modo
dispregiativo, perchè allora monopolio dei borghesi.
I fischi anticiclistici di Faenza investirono anche
l'attività sportiva, come si legge in un volantino del 1910 firmato "I
giovani Mazzininani, Socialisti ed Anarchici" in cui si sottolinea: "il miserevole spettacolo d'incoscienza e di sperpero
d'energie che offrono tutti quei giovani ciclisti del Giro d'Italia (uno dei)
tanti tranelli che l'attuale sistema di governo plutocratico e borghese, ha
teso alla inconsapevole dabbenaggine delle moltitudini".
Vista come un mezzo per spregiudicati, venne vietata anche
dalla Chiesa ai propri Ministri, infatti era severamente proibito ai sacerdoti,
pena la sospensione, l'andare in bicicletta. Tale divieto, posto alla fine
dell'800, venne ribadito nelle conferenze episcopali emiliane del 1903 e del
1909.
Novecento
I repubblicani furono i primi a giudicare positivamente la
due ruote ed espressero la loro opinione per la prima volta in Romagna.
Il 26 luglio del 1903 organizzarono a Cervia un convegno
ciclistico regionale a cui tra l'altro parteciparono anche i repubblicani delle
Marche, elogiando la bici, vedendola come un mezzo rapido con la quale si
potevano divulgare le idee rivoluzionarie mazziniane.
La svolta di pensiero socialista ci sarà invece a partire
dall'inizio degli anni '10.
La bicicletta diventa strumento della lotta di
classe, sopratutto nel corso degli scioperi delle campagne consente di
radunarsi più in fretta e nascono a Imola i "ciclisti rossi" il 16
giugno del 1912 in occasione del Congresso Socialista Regionale.
Un anno dopo sempre a Imola nascerà la Federazione nazionale
dei "ciclisti rossi", cono scopi di natura politica.
In Lombardia la ditta Cesarini di Caravaggio, pronosticando
un aumento degli iscritti alla nuova federazione, mise in vendita a prezzi
contenuti una speciale bicicletta "Avanti" con pneumatici "Carlo
Marx" "pneumatico dei socialisti Italiani"
Qualche furbo, approfittando della scarsa attenzione e della bassa istruzione delle classi più povere ne crea una versione tarocca chiamata "Avanzi" scritto con lo stesso tipo di carattere.
Un anno dopo ancora nascerà invece la settimana rossa, il raduno
socialista in bicicletta.
Dal 1913 la due ruote è un elemento immancabile ad ogni
raduno del partito, quell'anno la rivista lughese "La Fiamma
Socialista" in occasione dei festeggiamenti del 1 maggio scriverà: Tutti i
ciclisti rossi di Lavezzola, Conselice, S. Patrizio, Massalombarda, Giovecca,
S. Bernardino, S.M. in Fabriago e S. Lorenzo si recheranno a S.Agata sul
Santerno dove i ciclisti rossi di Villa S.Martino e quelli di Lugo saranno ad
incontrarli per recarsi tutti uniti prima alla Casa degli organizzatori rossi
di Lugo, poscia al Monumento di Andrea Costa, a deporvi i fiori del ricordo e
della promessa"
Per quanto riguarda la questione sportiva, i repubblicani
rimasero indifferenti all'argomento, alcuni si appassionarono al nuovo sport
senza provocare discussioni all'interno del partito. E' il caso di Innocenzo
Cappa che scriverà la prefazione del libretto pubblicitario del primo Giro di
Romagna svoltosi il 1 maggio 1910 in cui si appellerà ai: "Giovini
d'Italia e di Francia e di ogni patria! l'Italia gran madre, la Romagna culla
di eroi e di artisti vi incitano. Al manubrio, al pedale! per una gara che è
senza odio, per un orgoglio che è senza vanità"
Si discusse a lungo invece all'interno del partito
socialista: alcuni già all'inizio del 1911, quando la bicicletta divenne uno
dei primi beni di consumo di massa, cominciarono a vedere il ciclismo come uno
sporto degno di considerazione.
E' il caso di Mario Ricci, uno dei maggiori esponenti del
partito socialista, che scriverà in occasione del secondo Giro di Romagna del
30 aprile 1911: "Per la seconda volta la Romagna vi chiama! E' un invito
ad una gara di forza, ad un cimento di resistenza, ad un gioco di audacia!
Accoglietelo. La giovinezza cela sempre in se qualche magnifica vigoria dei
vostri muscoli, per la battaglia delle vostre speranze".
Altri invece, considerano il ciclismo uno sport in grado di
poter distogliere l'attenzione dei giovani dalla rivoluzione. Il dato
preoccupante per le sinistre era una sempre minore vendita dell'"Avanti"
tra i giovani a favore della "Gazzetta dello sport" che aveva
aumentato le vendite da quando sempre più ci si interessava alle imprese di
Girardengo e Binda sulle strade del Giro d'Italia.
La bicicletta fu nel 1934-44 fondamentale per gli spostamenti
delle staffette e dei GAP nella lotta contro il Nazifascismo
Nel 1943 appaiono i primi divieti di circolazione locali
della autorità fasciste.
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