CAMPIONATI DI CICLOMECCANICA 2020

lunedì 7 aprile 2014

L'ambiente della Ciclofficina - il salotto estremo



Dedicato a Damiano, al meccanico di Matteoni e a tutti i frequentatori di ciclofficine.


" (all'inizio del 1900) Le botteghe romagnole non erano solo luoghi adibiti alla creazione e vendita di un prodotto, ma anche veri "salotti" dove poter scambiare opinioni su argomenti con gente con cui si coltivavano passioni in comune. Chi aveva la passione per il mondo delle corse si trovava nella bottega dei costruttori artigiani con amici e spesso il padrone dell'esercizio si trovava a dovere chiudere più tardi del previsto senza rendersi conto dell'effettivo passare del tempo. L'unico linguaggio parlato era il dialetto perchè molti ancora prima della guerra non conoscevano la lingua italiana e anche nel dopoguerra, pur conoscendo l'italiano, preferivano esprimersi in dialetto per continuare la tradizione, come avviane ancora oggi. Prima degli anni '60 si discuteva solo sulle azioni dei grandi del pedale, da Girardengo, Gordini e Coppi perchè tanti non potevano permettersi la bicicletta da corsa che era un lusso per pochi."

"(negli anni 80). I salotti Romagnoli, per appassionati di ciclismo, si spostano nelle officine di riparazione, sono meno gremiti di un tempo e solo pochi vi parlano il dialetto. L'officina di produzione è unicamente un luogo frequentato da chi è coinvolto nel processo costruttivo o di vendita; cambia anche il luogo di questa: i negozi rivenditori rimangono nelle zone frequentate e dove una volta avveniva anche la costruzione del mezzo, spostata oggi nelle zone artigianali dell città, lontano dal centro."



La bottega del meccanico è una specie di tempio sacro del ciclista. Un appuntamento quotidiano obbligato. Durante la stagione più fredda, verso l'imbrunire, nell'angolo del piccolo ambiente, dove si respira aria di tubi piantoni, pedivelle e gomme, si riunisce ogni giorno il solito nugolo di cicloturisti, amatori, appassionati, giovani e anziani.
Pare davvero di essere seduti tutti alla mensa comune, come si faceva una volta all'osteria. Si mangiano e si bevono ghiotte porzioni di bicicletta. Gli odori e i rumori creano una atmosfera unica, nella quale i commensali ritrovano la bellezza e la libertà del loro mondo. Un tocco giusto al cambio, una passatina ai freni, l'occhio vigile ed esperto sulla ruota appena centrata, con fare quasi carezzavole, gratifica e manda in visibilio l'appassionato cultore che ammira le mosse ed i gesti del suo maestro.
All'interno della bottega prende vita il grande racconto della bicicletta e degli uomini che pedalano. Dispute, confronti, scommesse, discussioni a non finire e in questo modo non ci si annoia mai e si imparano mille cose.
Al termine della stagione si consegna l'attrezzo del mestiere all'artigiano per riordinarlo e ripulirlo. Si commenta con gli altri il lungo cammino percorso a cavallo del proprio mezzo. Alcuni restano insoddisfatti perchè non hanno ascoltato i suggerimenti del fido artigiano; facendo di loro testa, si sono intestarditi a montare quella sella, invece di mantenere quell'altra. Il meccaninico ammonisce: "chi lascia la strada vecchia per quella nuova mal contento si ritrova". Si parla delle caratteristiche e della funzionalità di quell'ingranaggio centrale e il maestro interviene con pazienza per chiarire alcuni particolari. A questo punto i rumori e gli odori della vecchia si intrecciano con le voci e i bisbigli dei presenti.
C'è sempre qualcuno che interrompe per dire la sua, ma il maestro prontamente lo zittisce. La discussione talvolta si infuoca e assume toni e dimensioni di una vera guerra verbale...]

tratto da: Il meccanico dei corridori di Luciano Boccaccini (anni 70-80)



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