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lunedì 19 dicembre 2011

Tronchesina e Furgone - Ladri di biciclette


«Stia tranquillo, non ci vorrà mica molto». Da buon piemontese, il signor Giovanni si rivolge a me con un rigido "lei" di cortesia. Al tavolo di un caffè di piazza, fronte mercato, in una piccola città del nord. Si discute di furti di biciclette, fra intenditori. «Mi creda, c' è meno attenzione, la gente ci bada meno. Non è più il tempo che se ti rubano la bicicletta perdi il lavoro». Discretissimo sfoggio di cultura: non c' è neanche bisogno di citare esplicitamente De Sica, fra gente di mondo. Del resto Giovanni ha l' età per ricordare il film e forse, frugando nell' infanzia, anche il trio Lescano che cantava «Ma dove vai bellezza in bicicletta». «Certo, è anche che c' è più traffico, più bici in giro: un po' la crisi, un po' il fatto che oggi anche i Comuni promuovono... Sa quell' iniziativa...». Bike sharing? «Quello. Ma perché in inglese?». Boh? Un momento di silenzio, poi riprende: «Diciamo che c' è tendenza? E quindi aumenta la domanda». Domanda di biciclette rubate: secondo i dati delle associazioni di appassionati (Federazione italiana amici della bicicletta in testa) il 18 per cento dell' intero parco bici circolante è composto da veicoli rubati, uno su cinque. Le grandi città registrano una media di venticinque furti al giorno, e molti di più se ne contano in provincia dove il mezzo è più usato e la viabilità più amichevole. Si può dire che la bicicletta ha sostituito l' autoradio degli anni Settanta e Ottanta nelle brame dei ladri di strada.E non c' è Comune che non provi a correre ai ripari promuovendo iniziative come la punzonatura del telaio, la richiesta di un pubblico registro nazionale simile al Pra, l' istituzione di bacheche onlinee siti internet su cui rintracciare le bici rubate dopo averle fotografate. Intanto qui al bar si chiacchiera, stiamo certamente per parlare della civiltà dell' auto e della civica resistenzaa pedali, ma il signor Giovanni mi tocca il braccio: «Guardi quello lì». Un uomo con un giaccone pesante lega la sua bici accanto alle altre alla transenna che proteggono il marciapiede. Giovanni fa un gesto degno di Holmes quando stupisce Watson: «Matematico. Basta sapere i posti, come per andare a funghi». Pochi secondi e l' uomo con il giaccone si allontana pedalando. Il signor Giovanni però mi fa notare che la sua bici è ancora lì, alla catena. Mi ha distratto con un trucco da prestigiatore, la mia retina non ha fermato un solo movimento sospetto, e ora Giovanni fa sfoggio di pazienza spiegandomi la tecnica: «Viene in bici, la tronchesina sotto il giubbone. Lega la sua accanto a quella che ha scelto, poi zac! Un colpo solo e se ne va sull' altra. La sua la lascia anche per giorni, quindi, fra parentesi, si rilassi che non c' è proprio da far denuncia. E poi è roba da piccolo cabotaggio: una o due bici al giorno». Basta un colpo? «Chiaramente ha individuato la catena debole: ce ne sono di ogni tipo, ma mi creda: quella sicura al cento per cento non esiste. Ci sono quei tubi a U che vanno di moda adesso...». Archi rigidi. «Quelli» (come dire: «La smette di interrompermi?»). «Sono duri per la tronchesina. Ma lì il punto debole è la serratura, si apre con il cacciavite. Pensi che all' inizio bastava una penna bic, che ha lo stesso esagono delle vecchie serrature». Giovanni annusa l' aria e offre un bicchiere di vino: «Farà nebbia», dice. La nebbia gli piace, ma non per ragioni professionali. È che gli ricorda la giovinezza qua nelle basse, storie di ragazzee biciclette: «Prendevamo dei bei freddi, va' . Per andare a ballare». Adesso lo prende a lavorare, il gelo. «Eh sì, ma ho il furgone, non è così dura. Sa, ho scelto questo lavoro perché non è faticoso. Alla mia età capirà. Non ti fa ricco ma permette di sopravvivere. E poi dà meno problemi: niente numeri di telaio, niente libretto di circolazione». Lui, quando fa notte, va in giro con un furgone. Punta una città non troppo lontana da quella dove vive. Stanotte ha scelto Pavia. «Ma solo come direzione: mentre vado giro i paesi sulla strada, se trovo lavoro prima chiudo lì e torno indietro». Ha una certa età. Come i suoi colleghi più famosi e sfortunati: «Nonnofurto», per esempio, alias Francesco Cameriere, 74 anni, arrestato a Roma, o il pensionato settantunenne preso a Grosseto. Ha le sue passioni: «Mi piace battere la Liguria, ma anche Vercelli, la Lombardia. Poi vado matto per Saluzzo, Cuneo, Fossano. Ah, Arona! Bellissima!». Non lavora nelle grandi città: «Lì il tasso di delinquenza è alto e la gente si protegge di più. Nelle piccole trovi porte più deboli. E girano più soldi, la merce è pregiata». Non usa attrezzature particolari: «Il valore della merce è relativo. Conta la quantità. Se raccogli dieci, quindici bici in una notte allora è bonanza. Ma in media nei fai da tre a cinque». Tutto sta a individuare il sobborgo giusto: «Palazzine nuove, giardini condominiali, non troppo in centro». Poi scendere a dare un' occhiata alle serrature: «Senza attrezzi. Non è che girare con i ferri da scasso sia il massimo della prudenza...». Poi, recuperati gli arnesi, aprea colpo sicuro: «Se gira bene basta l' androne con quelle belle rastrelliere. Ma poi ci sono le cantine,e lì non prendo solo le bici. Ci sono le precedenze: per esempio la carne vale di più. Il meglio è quando trovi un freezer: ti porti via anche quello. C' è chi lascia lo champagnee ci sono bar e ristoranti che usano le cantine condominiali come magazzino». Prende solo bici nuove: «Le più richieste sono quelle eleganti da uomo coni frenia bacchetta». Non quelle da corsa? «No, quelle vere si fanno fare dagli artigiani, mica si comprano rubate. Una volta mi è capitato: più una disgrazia che altro. Provo a portarla a un pensionato che chiamavamo "Bartali", un patito. Quello la esamina e mi fa: "Se sai a chi darla prendi quel che ti offrono perché questa non la vendi mai più". Pensavo volesse fregarmi, ma aveva ragione. L' ho data via otto mesi dopo per 60 euro. Un disastro». Non vende più su piazza? «No. Ci sono i ricettatori. Non è obbligatorio dare a loro, ma se servono "pochi, maledetti e subito" solo loro te li garantiscono. Poi loro fanno la vagonata e portano la roba lontano. Corrono un rischio grande: sanno chi fornisce la merce ma non sanno da dove viene, devono cambiare piazza». Ho sentito anche all' estero. «Può darsi, ma a me non risulta, i colleghi che conosco sono tutti italiani e lavorare per uno straniero significa guadagnare poco. Ma non pensi a organizzazioni, eh? Voi giornalisti cercate sempre qualche mafia, anche dietro alle patatine. L' organizzazione costa, ci sono settori che rendono di più. Sa qual è il massimo dell' organizzazione?». Dica. «Che a volte tiro sul furgone qualche collega, magari se trovo un palazzo che non posso fare da solo. E alla fine si litiga sui prezzi di vendita. Sempre. Ecco, questo è il massimo dell' organizzazione». Almeno si dividono le spese: benzina, manutenzione, ferri... «E le decalcomanie: sa quelle che mette chi ti vende la bici. La rendono rintracciabile. Io le faccio fare e le sovrappongo. Se al ritorno mi fermano i carabinieri dico che sono stato a un mercatino dell' usato (dove non fanno ricevuta!)». Il rischio maggiore è per strada. «Sa, si ruba fuori provincia perché le vittime poi cercano nel capoluogoea volte ti pinzano: uno di Alba mi ha preso. Io pensavo che avrebbero cercato a Cuneo, invece quello era furbo e mi ferma a Porta Palazzo, Torino: "Quella bici è di mio figlio". Provo a portarlo a spasso: "L' ho appena comprata, ho dato 50 euro, vuol mica che ci rimetta?" Ma era uno sveglio: "Io posso farti rimettere molto di più". Mai più ad Alba, mi creda». Giovanni, come ha iniziato? «Ho imparato da un amico che lavorava nelle cantine come me, ma spediva la merce in treno, allora costava poco. Io dovevo aspettare alla stazione con i tagliandi, ritirare, vendere. Lui guadagnava tanto e io poco. Il salto è con l' idea del furgone: mi sono messo in proprio. Adesso me la cavo». Si incupisce un poco, «Sa, per noi non c' è pensione, nessun ministro si commuove». Ma a lei la crisi conviene, no, signor Giovanni? «Ah beh, con quel che costano i carburanti. Sa che quando ho sentito di nuovo la parola "Austerity" son tornato giovane?». Si congeda - «Stia bene!» - va via a passi lenti, per una sera ha dato spettacolo e torna nella nebbia. Non mi viene da augurargli buon lavoro, ma forse buona fortuna sì. - LUCA RASTELLO - Repubblica 18/12/2011

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