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venerdì 23 dicembre 2011

Le biciclette di Rimini


Con gli incentivi del governo, la città romagnola ha fatto incetta di quelle che qui si chiamano ancora "biciclete". E ora ha il rapporto due ruote per abitante più alto d'Italia. E una tradizione da rispettare quasi come una religione, da Casadei a Oriani a Pantani

C'è anche la mamma-trattore. Il piccolo davanti, col ciuccio, sul seggiolino agganciato al manubrio e riparato dal parabrezza. Il figlio di cinque anni mangia una banana sul seggiolone di plastica dietro la sella. La figlia di undici anni ha i pattini ai piedi e si fa trainare, come se la mamma in bicicletta fosse un autocarro. «Asilo, materna e la figlia che è andata a pattinare sul lungomare. In mezz´ora - dice la signora Arianna - riesco a fare il giro e a riportare a casa tutta la figliolanza».

Basta mettersi qui, dove via Garibaldi incrocia i Bastioni occidentali, per capire perché a Rimini, con gli incentivi del ministero, in tre giorni siano state vendute 1.050 biciclette, contro le 1.041, ad esempio, di una città come Roma. Qui, in bicicletta, si fa tutto. Si portano e si ritirano i figli a scuola, si va a fare la spesa, si va e si torna dall´ufficio, si pedala verso i bar di piazza Tre Martiri per la partita e alle cinque del pomeriggio si corre al porto, perché arrivano i pescherecci con le sardine, le triglie e le canocchie ancora vive. «La bicicleta (da queste parti ha una sola t) - dice Ernesto, sui sessantacinque e rotti - innanzitutto bisogna tenersela stretta». Davanti al negozio Semprini di via Saffi - venditori e riparatori di biciclette da tre generazioni - c´è più fila che davanti all´ambulatorio del medico nei giorni di influenza. «Ci sono i romeni che sono capaci di tutto. Passa uno con un tronchesino e zac. Subito dopo un altro prende la bici come se fosse la sua. Io la mia però l´ho ritrovata. Sono andato in quella piazzetta là in fondo, dove arrivano i furgoni dalla Romania. Scaricano i pacchi e caricano le bici rubate. Io ho detto: quella Condor lì è mia. O me la date o chiamo i carabinieri. Ma adesso sono qui a comprare un´altra catena. Quelle buone costano anche 50 euro». Il negozio Semprini è anche un pronto soccorso. Si comprano un pedale, un copertone, una gomma, una sella, il filo di un freno. Si ammirano le biciclette nuove e «quelle di una volta». «Questa è una perfetta riproduzione della "Umberto Dei Milano". Sella Brooks di cuoio, freni a bacchetta, cromature dorate. È uguale a quella degli anni Trenta. Costa 1500 euro».

Le nuove sono in alluminio, leggerissime. Non hanno più la dinamo, che frenerebbe la corsa. Fanalino alogeno, con la pila. «Anche da noi c´è stato un boom di vendite. Il trenta per cento di sconto è una manna. Ne hanno approfittato chi aveva la ciclo troppo vecchia e anche tanti anziani che si sono comprati la bici "a pedalata assistita", con il motorino elettrico che ti dà un aiuto. La voglia di pedalare resta sempre, ma le gambe…».

Da queste parti la bicicletta è quasi una religione. «A Bologna - dice Tiziano Arlotti, cinquant´anni, consigliere comunale che quando era assessore ha moltiplicato le piste ciclabili - per sciogliere un voto si sale a piedi verso San Luca. Qui invece si va in bici «a fare le coste di Sgrigna», una strada piena di curve e salite che da Rimini arriva a Verucchio. Venticinque chilometri e il voto è sciolto». Venti chilometri di piste ciclabili nel 2001 (quando l´assessore iniziò il suo mandato ai lavori pubblici), settanta oggi, ma già ci sono progetti per arrivare a centoventi. «Il centro della città è un invito alle due ruote.

Dall'Arco di Augusto al Ponte di Tiberio c´è appena un chilometro. Ma le piste delle bici sono necessarie soprattutto fuori. Ce n'è una bellissima che dal mare porta a Torriana, immersa nel verde del greto del Marecchia. Ne abbiamo un'altra fra l'Ausa e Montescudo, sull'asse del Marano. La domenica è uno spettacolo, con le famiglie in gita. Il papà davanti, i figli dietro e la mamma che chiude la comitiva. Sulla strada verso Sogliano, in primavera, quando fioriscono le acacie e i sambuchi, ti sembra di sentire i profumi del paradiso.

Per qualche anno, con il boom delle automobili, i riminesi si erano dimenticati, come si dice qui, di esser "nati in bicicletta". Adesso l´hanno riscoperta, perché la bici la parcheggi dove vuoi, non ha fumi di scarico e alla fine è più veloce di un fuoristrada. Una nuova pista ciclabile ti cambia la vita. Quando ne apri una nuova, cambi la vita della gente: auto che restano in garage, bici che escono dalle cantine. E se trovi anche il trenta per cento di sconto…».

Sul lungomare, bimbi in bici con le ruotine fanno le prime pedalate. «Noi - ricorda Tiziano Arlotti - imparavamo con le biciclette dei grandi, quelle con il cannone. Ci si infilava sotto, di traverso, con le mani sul manubrio là in alto. Si frenava con il tallone delle scarpe. Poi, quando avevi la "tua" bici, arrivava la felicità. Correvi sul ghiaino, scivolavi in curva e ti scorticavi dappertutto ma a casa non dicevi niente altrimenti prendevi anche uno scapaccione.

Quelli che non avevano la bici ti correvano dietro, se eri buono gliela facevi provare». «Quando salgo in bicicletta - qui a Rimini ricordano che come presidente delle case popolari invece di un'auto di rappresentanza feci acquistare due biciclette - io torno ragazzo. Sulle due ruote sembra di essere dentro un film di Sergio Leone, con le inquadrature lente. E senti gli odori: l´erba appena tagliata, la terra arata, la polvere quando inizia a piovere… Una sola cosa è cambiata: quasi nessuno è più in grado di riparare il proprio mezzo.

Dietro la sella, un tempo, c´era il borsellino di cuoio. Dentro, le due leve di ferro per togliere il copertone, la carta vetrata, il tubetto del mastice e i pezzi di camera d´aria pronti per tappare le forature. A dieci anni sapevi aggiustare la tua bicicletta e la pulivi ogni domenica mattina, con lo straccio bagnato nella nafta del trattore». «Un bès in bicicleta», cantava Secondo Casadei. «Caricavi la morosa sul cannone, prendevi la discesa… Se cadevi nel fosso - c´era chi lo faceva apposta - avevi l´occasione di rotolarti un po´ con lei… La bici è anche maestra di vita. Ti insegna a misurare le forze, a fare il passo secondo le gambe.

Trovi quello che va più piano e anche quello che ti sorpassa e non lo vedi più. Ormai lo dicono tutti: hai voluto la bici… "T´è vlù la bicicleta, adess pidela". I nostri padri ce lo dicevano sempre. Per farci capire che la vita può essere anche fatica ma che, se pedali con il passo giusto, ce la puoi fare». Jenner Meletti -

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